Ansia da separazione: disturbo, o campanello d'allarme?

L’ansia da separazione è il disturbo d’ansia più comune nei bambini sotto i 12 anni d’età. Tuttavia, non è un disturbo solo da bambini. Anche gli adulti lo possono sperimentare, in forme diverse.
Per comprendere bene le sue radici, partiamo proprio dall’infanzia:

Cos’è l’ansia da separazione?
Di per sé, è un meccanismo fisiologico che comincia ad evidenziarsi nei bambini intorno ai 7-9 mesi, quando compare la cosiddetta “paura dell’estraneo”. Prima di allora, i neonati si lasciano cullare e avvicinare indistintamente da persone non familiari e non temono gli sconosciuti. Tuttavia, con l’acquisizione della capacità di distinguere chiaramente tra chi si prende cura di loro e chi no, i bambini sviluppano una sana diffidenza verso chi non è una figura di attaccamento. L’estraneo diviene allora una minaccia, così come la separazione dal genitore o figura di attaccamento (chiunque svolga con il bambino un ruolo privilegiato di attenzione e cura nel momento del pericolo o del bisogno).

Chiunque abbia affrontato il periodo di inserimento all’asilo nido lo sa bene: a quest’età, l’ansia da separazione si manifesta con vive proteste, pianti disperati, tentativi fisici di mantenere la vicinanza, che in chi deve sostenere il ruolo del “duro” scatenano spesso sensi di colpa indicibili.
E’ normale che questo accada, perché il bambino non si fida di ciò che non conosce e che deve affrontare da solo. Ricercare la sicurezza di un abbraccio conosciuto, in questi momenti, è estremamente sano.

E allora, quand’è che l’ansia da separazione diventa motivo di consultazione psicologica?
Innanzitutto, dobbiamo prestare attenzione alla durata e all’intensità di questi sintomi. Normalmente, dopo un po’ di tempo passato regolarmente all’asilo, i bambini si abituano a questa nuova routine. Può volerci qualche mese, ma alla fine si abitueranno.
L’ansia da separazione, invece, può diventare problematica quando comincia ad estendersi a macchia d’olio ad una serie di situazioni, con sintomi sempre più intensi, anche somatici (vomito, mal di testa, nausea): andare dai nonni, rimanere solo in una stanza a giocare, rimanere nel seggiolino sul sedile posteriore mentre i genitori sono seduti davanti… Tutte le situazioni possono diventare problematiche e difficilissime da gestire. Anche l’ora della nanna è complessa, per i bambini con quest’ansia specifica: infatti, addormentarsi è una separazione, in un certo senso, dal mondo reale. Significa rilassarsi, fidarsi a sufficienza del mondo circostante per decidere di “mollare gli ormeggi” e abbandonarsi a Morfeo. Ma non è così semplice, per chi crede che il pericolo sia sempre in agguato.

E’ questa la vera causa dell’ansia da separazione: la percezione di un pericolo, reale o immaginato, poco importa. Per chi lo vive, è reale sempre. Il sottotesto di quei pianti e quelle grida è “mamma/ papà, non abbandonatemi, potrebbe succedere qualcosa di terribile se mi lasciate solo/a!”.
La domanda che da genitore, baby-sitter, insegnante, o pediatra, dovremmo porci, è allora: qual è il pericolo? Dov'è il pericolo, per questo bambino/a?

Potrebbe trattarsi di una paura percepita nei genitori, o in uno dei due. Ai bambini non si nasconde niente: se mamma è preoccupata, lo sanno. Se papà è riluttante ad andare a lavoro, dopo una brutta litigata, lo sanno. Se c’è qualcosa nell’aria che non torna, un lutto imminente dopo una grave malattia di un caro, o un trasloco che ha reso le nuove abitudini traumatiche, pur non conoscendo le cause precise, i bambini si rendono conto che qualcosa non va. Ricordiamocelo: i bambini sono carta assorbente, rispetto ai nostri stati d’animo. Ed è quando qualcosa a casa non va che questi piccoli radar ‘decidono’ che è il momento di controllare la situazione, altrimenti “chissà cosa trovo quando torno”.
Cosa possiamo dedurne? Dobbiamo smettere di provare emozioni negative, trattenerle? Certamente no. Ma con l’aiuto di un esperto, possiamo imparare a comprendere meglio che cosa aleggia, nella nostra famiglia, che al bambino in questo momento fa un po’ paura. Il miglior rimedio all’ansia da separazione dei nostri figli sarà smettere di considerarla un disturbo esterno, estraneo, e cominciare a chiederci cosa questo segnale d’allarme stia cercando di dirci.

Così facendo, potremmo fare grandi scoperte anche su noi stessi.

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